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Si è informalmente appreso che presso alcuni istituti penitenziari della regione sarebbero stati predisposti e/o in corso di predisposizione i progetti d’istituto, gli ordini di servizio e le eventuali modifiche ai rispettivi regolamenti interni per tendere ad una migliore aderenza delle modalità organizzative e gestionali della detenzione ai dettami di cui all’art. 115, D.P.R. 30 giugno 2000, n. 230, e, più in generale, dell’ordinamento penitenziario.

Presso la quasi totalità delle sedi penitenziarie, invece, si starebbero realizzando interventi, pure organizzativi, finalizzati a far fronte alle statuizioni della sentenza pilota della CEDU nota come “Torreggiani”.

Quanto sopra, si auspica, pure in funzione di un nuovo e moderno modello di sorveglianza la cui adozione, oltre a rispondere a specifiche prescrizioni e raccomandazioni europee ed a peculiari necessità operative, diventa anche esigenza imprescindibile soprattutto nell’attuale periodo di emergenza derivante dal sovraffollamento detentivo e dalla carenza degli organici della Polizia penitenziaria, da un lato, e dal perdurare della crisi economica e politica, dall’altro.

Questa Organizzazione Sindacale da tempo e fra i primi guarda con favore e partecipa attivamente anche a quelle che possono persino assurgere ad opere di vera e propria reingegnerizzazione delle modalità di detenzione e di vigilanza, pure dando luogo a momenti di approfondimento, confronto e proficua proposta.

È profonda e ferma convinzione della UILPA Penitenziari a tutti i livelli organizzativi, infatti, che solo attraverso la radicale modernizzazione delle modalità della carcerazione e di disimpegno della sorveglianza si possa, fra l’altro, finalmente emancipare la Polizia penitenziaria da alienanti funzioni di mera custodia, restituendole anche più pregnanti compiti di prevenzione e d’intelligence ed elevandola per davvero al pari di altre più blasonate e considerate polizie pure europee.

Ed in questo senso ha offerto il proprio qualificato e, si ritiene, fattivo contributo durante i momenti di confronto che il Capo del DAP, i suoi Vice, e tutti i Direttori delle Dirigenze generali hanno promosso in sede centrale.

Affinché una rivoluzione (seppur “normale”) di tale portata si realizzi in maniera spedita e raggiunga i propri obiettivi, riducendo anche al minimo fisiologico il livello del rischio che è comunque insito in qualsiasi trasformazione, è indispensabile che consegua una piena condivisione intellettuale e la partecipazione informata e consapevole di tutte le parti attrici.

Al contrario, alcuni segnali che stanno pervenendo in queste ore deporrebbero per alti livelli di frammentazione e frammentarietà e talune misure trapelate indurrebbero a pensare a pianificazioni raffazzonate, quando non esattamente improvvisate, che sarebbero destinate a peggiorare sia i carichi e, più in generale, la qualità del lavoro sia i livelli complessivi di sicurezza, con il rischio ulteriore di non raggiungere neanche, almeno nella sostanza, gli scopi che si prefissano.

In tale quadro sono a chiderLe cortesi informazioni in ordine alla realizzazione di quanto in oggetto nell’ambito degli istituti penitenziari calabresi e la convocazione delle Organizzazioni Sindacali per una discussione, anche di carattere generale e senza natura negoziale, su ciò che inevitabilmente ne deriverà per le organizzazioni del lavoro e del servizio (intese nelle accezioni più ampie).

Allo stesso modo, La invito altresì a voler cortesemente sensibilizzare le Direzioni degli istituti penitenziari interessati affinché procedano alla fissazione di analoghe riunioni con le Organizzazioni Sindacali in sede locale.

Grato per l’attenzione e nell’attesa di urgente riscontro, distinti saluti.

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