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Com’è noto, da giorni la Casa Circondariale di Vibo Valentia è interessata da un focolaio da Covid-19 di vastissime proporzioni fra i detenuti, con più di ottanta casi di positività accertati.

Molti di meno, invece, risulterebbero per fortuna gli affetti da Coronavirus fra gli operatori.

Tuttavia, si ha il forte timore che i positivi al virus fra il personale potrebbero risultare molti di più se si sottoponesse a tampone quest’ultimo, al pari di quanto si è fatto con i ristretti, non tanto e non solo ai fini diagnostici, ma soprattutto come misura di profilassi.

È ormai risaputo, difatti, che il Covid-19, e particolarmente la variante Omicron, non produce sintomi o li produce in forma lieve in coloro che, come gli operatori penitenziari, abbiano completato il ciclo vaccinale.

Ne consegue che eventuali positivi asintomatici potrebbero essere, loro malgrado, diffusori del virus con potenziali tragiche conseguenze sia per l’ulteriore espandersi della pandemia, anche in ambiente penitenziario, sia nel caso in cui dovessero infettarsi soggetti fragili o non vaccinati, come ad esempio gli stessi figli in tenera età degli operatori.

In questi casi, peraltro, la sottoposizione a tampone per accertare la negatività al Covid rappresenta anche una misura utile al perseguimento della sicurezza e della salubrità sul luogo di lavoro e, come tale, non può certo essere ascritta a carico degli operatori.

Per quanto accennato, si prega la S.V., la cui sensibilità sul tema è peraltro ampiamente riconosciuta, di volersi adoperare compiutamente anche con eventuali interlocuzioni con le altre autorità competenti, sanitarie e non, affinché tutto il personale dipendente della Casa venga sottoposto a tampone per accertarne la negatività o meno alla SARS-CoV-2.

Nell’attesa di un cortese e urgentissimo cenno di riscontro, molti cordiali saluti.