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Sin dal 10 gennaio 2013 (cfr. nota n. 003/13 di pari data) questa Organizzazione Sindacale reclama, vanamente, la necessità di rivedere il modello organizzativo e di definire l’articolazione dei turni di servizio, nell’ambito dell’orario di lavoro, per gli operatori del Corpo di polizia penitenziaria.

A fronte delle modifiche che hanno interessato l’istituto penitenziario vibonese sia sotto il profilo strutturale,  con l’allestimento e la messa in funzione di una nuova sezione detentiva, sia sotto il profilo dell’organizzazione interna riferita all’utenza, con l’esponenziale aumento della permanenza ai passeggi, l’ampliamento delle fasce orarie e dei giorni di colloquio, etc., nessuna tangibile progettualità è stata messa in campo per alleviare il carico di lavoro degli operatori e riconoscerne compiutamente i rispettivi diritti contrattuali e, persino, costituzionali, che all’opposto continuano ad essere fortemente e sempre più compressi, quando non addirittura negati.

In altre parole, nulla di apprezzabile è stato concretato per far si che “i carichi di lavoro – intesi come numero di turni lavorativi e compiti individuali – non superino la soglia della forza disponibile e delle capacità soggettive”.

All’esatto contrario, ogni ripianificazione che abbia riguardato la scansione dei tempi e le modalità della detenzione (per non rischiare di offendere l’intelligenza di chi legge si omette qualsiasi cenno all’offerta trattamentale), si è andata a ripercuotere obtorto collo sugli operatori che si sono visti aumentare a dismisura carichi di lavoro e responsabilità e sottrarre ulteriori pezzi di diritto e, perfino, di dignità lavorativa – in buona sostanza spazi di vivibilità quotidiana – negli anni faticosamente conquistati.

Alle ripetute e pressanti richieste della UILPA Polizia Penitenziaria è corrisposto un altrettanto reiterato e ostinato scarica barile fra i vari livelli di responsabilità dell’Amministrazione, con il risultato che anche le direttive emanate, confermate e sollecitate, in particolare, dal Capo del DAP e dal Direttore generale del personale e della formazione (cfr. nota n. GDAP-0206745-2012 del 30 maggio 2012; nota n. GDAP-003697-2013 del 29 gennaio 2013; circolare n. 3649/6099 del 22 luglio 2013;  nota n. GDAP-0140584-2014 del 15 aprile 2014; lettera circolare n. GDAP-0144378-2014 del 17 aprile 2014; circolare n. 3663/6113 del 23 ottobre 2015) sono rimaste, almeno per la parte riferibile alle tematiche di cui si discute, del tutto disattese, tanto che per la Polizia penitenziaria vibonese si rivelano addirittura beffarde.

Da ultimo in occasione della riunione del 22 gennaio 2016, convocata (si teme solo per adempimento formale, ma non sostanziale, a prescrizioni di organismi ispettivi interni) proprio per discutere della questione e durante la quale è stata presentata un’astrusa ipotesi organizzativa  elaborata nel giugno 2014, la S.V. si è riservata ogni decisione “preso atto della diversa posizione del Provveditorato Regionale rispetto alla procedura di individuazione dei posti di servizio” (cfr. verbale di riunione del 22 gennaio 2016).

Ad oggi, tuttavia, nessuna ulteriore notizia è pervenuta in ordine alla riserva di cui sopra, mentre si è appreso da indiscrezioni di un’imminente inversione dell’ordine dei fattori destinato, come regola vuole, a non mutare il prodotto, che risulterà sempre più volatile per gli utilizzatori finali: gli operatori in prima linea nei reparti detentivi e sugli automezzi (pochi e fatiscenti) per le traduzioni.

Non appare peraltro superfluo ribadire che i turni di servizio continuano ad essere programmati quasi sempre in violazione del dettato di cui all’art. 8, comma 4, A.N.Q. del 24 marzo 2004, che anche l’adesione ai commi 6°, 7° e 10° della medesima norma pattizia è solo un lontano miraggio e che il perseverare nell’unilaterale pianificazione di turni di servizio della durata di ben oltre sei ore con ordinaria prestazione di lavoro straordinario integra – a parere di chi scrive – una chiara condotta antisindacale.

Per quanto sopra, si invita la S.V. a fornire urgenti notizie in relazione alla predetta “riserva” ed in ogni caso a riprendere (rectius: aprire) formalmente il confronto per l’esame sul modello organizzativo e, soprattutto, ad avviare la contrattazione per l’eventuale ricorso a turni di servizio che prevedano prestazioni di lavoro straordinario programmato.

Nell’attesa, molti cordiali saluti.