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Nell’ultimo periodo si registra un indirizzo di questo Dipartimento che guarda con occhio preoccupato al centro al nord o al sud ma mai con la dovuta attenzione verso chi sta ai margini come la Calabria che, dopo più di 15 anni di sofferenza, ha visto un incremento delle piante organiche ponendola, sotto un profilo di equa distribuzione, sullo stesso piano delle altre Regioni e degli Istituti della penisola ma che nel volgere di poco tempo vengono nuovamente messe in discussione. Sembra che per depotenziare il Decreto Ministeriale –D.M. del 2.10.2017 - che ne prevedeva l’aumento, peraltro con rigorose argomentazioni, si stia facendo ricorso a termini presi in prestito dall’economia: si inizia a parlare di spread positivo della Calabria: ovvero dopo aver integrato con modiche unità di personale questa sfortunata regione – poco più di 100 su circa 500 previste - , pare che si voglia farla sprofondare nuovamente nel dimenticatoio e cosa ancor più grave a perpetrare questa iniquità sembra vi siano anche rappresentanti dei lavoratori che in periferia riconoscono le necessità degli Istituti ed al centro si prodigano nel senso opposto.

Forse potrebbe essere anche lecito per alcune organizzazioni sindacali che da sempre amano modulare il tenore delle loro affermazioni in funzione dei luoghi in cui si esterna, ma appare incomprensibile che tali confuse e volteggianti demagogie trovino facile dimora in chi ne ha decretato l’aumento.

Ad onor del vero riteniamo che l’unico spread positivo sia stato registrato presso il Dap e presso alcuni Prap e si comprende benissimo il perché si siano affidati a tale strumento – spread – poiché essendo un valore di tipo dinamico si può aumentare o diminuire a proprio piacimento. Ma così facendo si rischia di non tener conto di dati oggettivi: come ad esempio la valuta - il metodo per il calcolo del personale in tutti gli Istituti d’Italia - che deve necessariamente essere uguale altrimenti si inficia il senso stesso dello spread.

Rifuggendo, comunque, da tale complicata esegesi appare opportuno rappresentare che quasi tutti gli Istituti della Calabria sono in sofferenza e tuttavia, nonostante la:

  • Fisiologica e notoria carenza di personale;
  • la compressione dei diritti soggettivi con l’impossibilità ad erogare i congedi ordinari;
  • il ricorso al lavoro straordinario come necessità per gestire l’ordinario;
  • la gestione degli eventi critici –con cadenza oramai quotidiana- senza necessariamente creare bolle mass-mediatiche;

con molta abnegazione continua a lavorare con professionalità e senso del dovere ma i sacrifici richiesti cominciano ad essere veramente enormi.

Nonostante tutti gli Istituti della Regione siano deficitari sotto il profilo delle risorse umane, c’è ne sono alcuni con difficoltà maggiori rispetto ad altri – Crotone, Cosenza, Rossano, Arghillà – o come quello di Catanzaro che forse nemmeno riuscirà a realizzare un piano ferie con il trend attuale:

  • Ad oggi ha 4 piantonamenti a cui dover attendere, anche di altri Istituti. Nonostante sia stato da tempo rappresentato che l’esistenza di diversi nosocomi di eccellenza che insistono sul territorio Catanzarese determina il ricorso a numerosi ricoveri e che non si può lasciare tale sovraccarico di lavoro su un solo Istituto, nessuna soluzione è pervenuta. Da tempo si ribadisce che bisogna superare la logica della competenza territoriale quando si raggiungono numeri così sproporzionati: il Nucleo di Catanzaro conta poco più di 45 unità che sono quasi tutte impiegate ad esperire l’incombenza dei piantonamenti. In data 10 giugno 2019 - domani - si aggiungerà un altro ricovero – il 5° - proveniente da altro Istituto penitenziario. Nel contempo , nella medesima data, il succitato Nucleo dovrà movimentare un numero elevato di detenuti che richiederà l’impiego di altrettante 40 unità di Polizia Penitenziaria.

E’ persino inutile dialogare con chi ha le redini del Provveditorato – attualmente senza Provveditore – che non comprende la drammatica situazione atteso che ha disposto l’impiego di sole 7 unità in ausilio .

  • Con i numeri risicati disponibili non esiste più sicurezza all’interno dell’istituto, non si riescono a presidiare in maniera congrua i posti di servizio.

E’ persino imbarazzante raffrontare i numeri attuali con quelli di 17 anni addietro in cui l’Istituto poteva contare su quasi 400 unità e non erano stati ancora realizzati gli altri due reparti: Reclusione con 8 sezioni detentive e Reparto SAI – con tre sezioni detentive in cui sono presenti detenuti con gravi problemi psichiatrici -.

A dover attendere a tali incombenze l’Istituto attualmente può contare su 320 unità in totale.

 

E’ chiaro che la Calabria non assisterà in maniera inerme a questo scempio e qualora non vi fossero riscontri consistenti – e non spread – sotto il profilo della integrazione degli organici, non potrà che intraprendere in maniera compatta ogni più utile iniziativa tesa a rivendicare i propri diritti.

 

Nondimeno è opportuno rappresentare che la Calabria è carente di:

 

  • figure Dirigenziali dovendo ricorrere all’impiego dei medesimi Direttori o Vice in più Istituti con aggravio di incombenze e spesso di disagi per coloro i quali sono costretti a spostarsi di diversi km ;
  • funzionari giuridico pedagogici con ricadute negative sul trattamento penitenziario;

Si auspica che nei tempi dovuti vengano ripianate tutte le carenze e che arrivi in tempi rapidi un Provveditore titolare che sappia affrontare con coraggio, determinazione e competenza le gravi questioni calabresi.

 

Si porgono distinti saluti in attesa di cortese-urgente riscontro.