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Nello scadimento generale delle condizioni delle carceri calabresi, le cui responsabilità non sono sicuramente da imputare a complicazioni ancestrali, si annovera anche l’onerosa, arcana e costrittiva consuetudine – adottata dal Prap Calabria -  di far tradurre, dalle Forze dell’Ordine presso l’Istituto di Catanzaro, tutti gli arrestati delle varie città calabresi, tanto per citarne alcune:   Siderno, Crotone, Reggio Calabria .

I motivi legati a tali incomprensibili traduzioni sarebbero da imputare al fatto che gli Istituti direttamente interessati non predispongano camere detentive da utilizzare come posti Covid, ovvero camere da utilizzare per la prevenzione del contagio ed in cui vengono ubicati tutti i soggetti sottoposti a misure restrittive, provenienti dall’esterno, fino ad esito di tampone molecolare.

Non si comprende il motivo per cui non viene sollecitata la predisposizione di tali camere, ben sapendo che gli effetti ed i notevoli disagi si riverberano sul più grande e bistrattato Istituto della Calabria.

Ma la cosa più grave è che per tali soggetti, nella quasi totalità dei casi, è previsto il giudizio direttissimo, obbligando il personale di Polizia Penitenziaria a ritradurre il giorno successivo gli arrestati nelle province in cui si celebra tale rito speciale.

E’ lapalissiano il costo, in termini economici e di risorse umane, legato a tale singolare procedura che viola palesemente la volontà del legislatore che con l’art. 558 del Codice di Procedura Penale aveva previsto l’utilizzo delle strutture –camere di sicurezza - nella disponibilità degli ufficiali o agenti di Polizia Giudiziaria che eseguono l’arresto nei casi di flagranza di reato o ricorrendo altre specifiche ragioni di necessità il P.M. ne dovrebbe disporre con decreto motivato la conduzione nella ” Casa Circondariale del luogo dove l’arresto è stato eseguito” ………e viene da aggiungere “non deviato”. 

Peraltro nella maggior parte dei casi i giudizi direttissimi si sono conclusi con l’adozione di provvedimenti diversi dalla custodia cautelare in carcere e dunque sono stati violati anche altri principi e linee guida di alcune Circolari Dipartimentali che tendono ad evitare una inutile carcerazione che per quanto breve potrebbe essere deleteria nei confronti di chi è alla prima esperienza detentiva, con il rischio di suicidio o autolesionismo.

Nondimeno in tale “stupendo e meraviglioso panorama”   non si può evitare di sottacere che è stato condotto in carcere da altra provincia un detenuto arrestato in flagranza e positivo al covid , nei cui confronti il giorno successivo è stata disposta una misura diversa dalla custodia cautelare.

Tale ulteriore vicenda appare ancora più grave perché sono stati sottoposti ad un rischio elevato oltre che i detenuti anche il personale di Polizia Penitenziaria.

Sollecita pertanto la Signoria Vostra ad intervenire presso i singoli istituti penitenziari nella predisposizione di camere di prevenzione covid ed anche presso le varie Autorità Giudiziarie in merito alla corretta applicazione di quanto previsto dall’articolo 558 del cpp, tenendo conto che illo tempore ciò fece il Capo del Dipartimento e per quanto ci riguarda anche chi l’ha preceduta.

Se poi riuscisse anche a far applicare, nei vari Istituti, la circolare del Dap in merito alla ricezione dei detenuti che sono stati vaccinati, richiamati e sottoposti a tampone molecolare, sarebbe addirittura un trionfo.

Non resta che porgere distinti saluti e per una forma di ottimismo continuiamo a sperare anziché disperarci.