logo banner top calabria

malattieinfettive2

Quanto sta accadendo sulle coste Calabresi, diventate oramai oggetto di sbarchi continui di migranti che fuggono da guerre, dittature e povertà, sta producendo di riflesso problematiche negli Istituti penitenziari a causa di quei soggetti condotti nelle carceri poiché individuati quali scafisti.

Questi soggetti che si macchiano del reato di favoreggiamento dell'immigrazione sono spesso portatori di patologie infettive con il rischio concreto di trasformare le carceri in luoghi di propagazione delle conseguenti malattie – scabbia, malaria, tbc etc- che oramai in Italia sono state debellate con le preventive vaccinazione e che risultano abbastanza radicate e diffuse nei paesi del Sud Africa da cui provengono i migranti.

Essendo oramai notoria l'assenza di problematiche negli istituti penitenziari – tanto da sfiorare il nobel per le condizioni della detenzione - l'aggiunta delle ulteriori criticità che gli ingressi di tali soggetti comportano potrebbe nuovamente metterci in corsa per un nuovo traguardo.

Negli Istituti più esposti – Arghillà, Catanzaro e ben presto Crotone dove vengono condotti gli scafisti   che sbarcano sulle coste calabresi -il rischio per gli operatori penitenziari sono maggiormente notevoli anche perchè non vi è da parte dell’amministrazione l’adozione di misure di prevenzione e profilassi, che possono isolare il propagarsi di germi suddivisi in diverse categorie e principalmente in virus, batteri e funghi.

Al fine di evitare che si possano contrarre malattie infettive – nei luoghi maggiormente a rischio: sezioni, piantonamenti ospedali, accompagnamento presso i Tribunali – sarebbe opportuno seguire le linee guida elaborate dal Ministero della Sanità, portando a conoscenza il personale con incontri formativi ed informativi sui rischi di contagio, evitando a volte eccessi di allarmismo, sottoponendo il personale di concerto con il servizio sanitario nazionale a vaccinazioni periodiche, e fornendo gli istituti penitenziari della Regione di appositi Kit di protezione.

Solo attraverso un’ attenta profilassi, è possibile impedire o limitare l’insorgenza e la diffusione di malattie infettive, a volte vi è persino la difficoltà ad isolare il detenuto infetto e/o presunto per mancanza di posti singoli.

Auspicando che il rischio contagio non si verifichi sarebbe poi inevitabile e consequenziale l'assenza dal servizio ed in alcuni casi sarebbe paradossale poi che il personale di Polizia Penitenziaria che contraesse malattie negli Istituti debba poi isolarsi, per le cure, negli stessi luoghi dove verrebbe contratta la malattia.

Tanto avverrebbe per il personale di Arghillà che da quasi 2 anni alloggia in locali detentivi adibiti ad alloggi per la mancanza di una caserma agenti più volte garantita e declamata dal Provveditore .

Alla luce dei fatti descritti, questa O.S. chiede un intervento risolutivo nella regione, tutelando la salute di tutti gli operatori penitenziari, garantendo nel contempo quanto previsto nella Carta Costituzionale all'art. 32.

In attesa di urgenti determinazioni si porgono distinti saluti.