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Se di per sé è già difficile garantire il diritto inalienabile alla salute, diventa oltremodo complesso garantirlo all’interno del sistema carcere atteso che tale diritto costituzionalmente tutelato si deve confrontare con l’organizzazione – spesso con la disorganizzazione – del Ministero della Giustizia e di quello della Salute.

Emblematico è quanto sta accadendo nel Carcere di Catanzaro dove a fronte di pochi medici rimasti – circa 6 eroi solitari rispetto ai 14 previsti- ed al sovraffollamento penitenziario – 640 detenuti circa – non venga da diversi giorni garantita l’assistenza h 24, barcamenandosi tra guardie mediche sottratte al territorio e intervento del 118 sottratto all’emergenza, anche per sole consulenze mediche.

Ma la cosa più grave è che vi siano oltre 100 detenuti che sono stati trasferiti presso il penitenziario di Siano affinché gli venisse garantita l’assistenza sanitaria h 24 e che non potranno più averla secondo la ratio che sottendeva al loro trasferimento.

In tale circostanza l’amministrazione penitenziaria a tutti i livelli si sta assumendo responsabilità notevoli, soprattutto se si considera che l’ASP aveva tempestivamente notiziato tutti gli attori di quanto stava per accadere già a metà febbraio.

Peraltro se si considera che un eventuale incremento del personale medico – il che sarà difficile non solo perché sottopagato ma anche poco tutelato– non ci sarà prima della metà di aprile si comprende quanto sia grave la situazione presso tale penitenziario.

A ciò si devono aggiungere altri elementi di preoccupazione: i nuovi giunti dalla libertà dopo le ore 20:00 dovrebbero raggiungere l’Istituto Penitenziario previa visita medica da effettuarsi all’Ospedale – almeno queste sono le notizie che sono state diramate dal Provveditorato allo stesso Istituto che aveva chiesto chiarimenti-.

Una visita effettuata presso una struttura esterna non potrà mai sostituire un presidio medico all’interno dell’Istituto, capace di cogliere la fragilità di chi fa ingresso in una istituzione totale e dove assume rilevante importanza l’approccio psicologico nei confronti di tali soggetti.

Si ritiene che tali misure “rattoppate” si muovano in direzione contraria alle tutele previste dall’Ordinamento Penitenziario, non solo perché in violazione dell’articolo 32 della Costituzione ma anche da quanto previsto dall’art. 27 comma 3 che vieta l’adozione di pratiche contrarie al senso di umanità durante l’esecuzione penale, in particolar modo per i soggetti tradotti con la motivazione dell’assistenza h 24.

Non bisogna peraltro aggiungere nulla alla circostanza che il “Diritto alla salute” risulta già palesemente violato in ragione del fatto che come già rappresentato diverse volte presso il Carcere di Catanzaro si registra la presenza di circa 80 detenuti con disagio psichico a fronte di soli otto posti presenti nelle sezioni ATSM e che tutti gli altri siano allocati nelle sezioni ordinarie privi dell’indispensabile assistenza dello specialista ed a cui ora si aggiunge anche quella del Medico.

Non c’è da stare allegri anche per le notizie che pervengono da altri Istituti Calabresi – Rossano – in cui si è dimesso il Dirigente Sanitario e ad essere sinceri non ci tranquillizza nemmeno il suo immobilismo soprattutto se si pensa che le poche notizie che si hanno, a riguardo dell’azione da lei posta in essere di fronte allo sfascio calabrese, sono state apprese dai giornali a cui si è rivolto mentre le Organizzazioni Sindacali manifestavano fuori dal carcere le loro preoccupazioni ed i loro disagi.

E’ inutile aggiungere che le relazioni sindacali siano all’anno zero e purtroppo non solo quelle.

Sta raggiungendo contorni grotteschi ed anche ridicoli la pantomima relativa al trasferimento di un detenuto che ha aggredito per ben cinque volte la Polizia Penitenziaria e che ancora si trova nell’Istituto penitenziario di Siano poiché nessun Istituto d’Italia concede il nulla osta alla ricezione!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Oramai sono saltati tutti gli schemi e sarà difficile riportare in asse il sistema carcere, lasciando la Polizia Penitenziaria da sola a farsi carico, sulle sue fragili spalle, degli innumerevoli problemi irrisolti.