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giustizia2Il Giudice del Lavoro del Tribunale di Vibo Valentia ha dichiarato antisindacale la condotta del Direttore della locale Casa Circondariale per aver rifiutato l’informazione e la contrattazione con le Organizzazioni Sindacali e le RSU su temi quali i processi di riorganizzazione interna, il lavoro straordinario e l’orario di lavoro. Contestualmente ha dichiarato l’inefficacia di ben due Ordini di Servizio e di altre disposizioni ed ha condannato l’Amministrazione penitenziaria al pagamento delle spese di giudizio.

La questione trae origine da una vertenza avviata, in clamorosa solitudine, dalla UIL Pubblica Amministrazione di Vibo Valentia che sin dal mese di marzo dello scorso anno aveva ripetutamente quanto infruttuosamente richiesto che venissero rispettate le procedure dettate dal vigente sistema di relazioni sindacali.

Dopo diverse udienze e pratiche dilatorie finalizzate ad evitare la discussione di merito messe in campo dall’Amministrazione penitenziaria, il 19 luglio u.s. (ma se ne è avuta contezza solo stamani) è stata finalmente depositata la sentenza.

Alla UILPA, assistita dagli avvocati Michele ed Evelyn Ranieli, ha reso giustizia il Giudice del Lavoro, Annalisa Gualtieri, che ha decretato come antisindacale la condotta del Dirigente della Casa Circondariale, dichiarato inefficaci diversi ordini di servizio e disposizioni interne e condannato l’Amministrazione penitenziaria alla rimozione degli effetti della condotta rilevata con l’adozione di ogni provvedimento e/o comportamento volto all’immediato avvio della contrattazione decentrata, nonché al pagamento delle spese di giudizio.

A riferirlo sono Luciano Prestia, Segretario Generale della Camera Sindacale Provinciale, e Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA di Vibo Valentia, che però non esultano: “la circostanza che il Giudice abbia accolto pienamente le nostre tesi su tutti i punti in discussione, certificando l’antisindacalità della condotta del Direttore della Casa Circondariale e l’inefficacia di diverse disposizioni emanate e che riguardano sia gli operatori del comparto ministeri sia quelli del Corpo di polizia penitenziaria, proprio perché riconosce la fondatezza delle nostre ragioni, ingenera forte rammarico per non essere riusciti a convincere l’interlocutore con gli strumenti più propri dell’azione sindacale, quali il dialogo e l’opera di persuasione sulla forza dei presupposti. Tanto più – sottolineano Prestia e De Fazio – che il Dirigente della Casa Circondariale, dott. Mario Antonio Galati, incidentalmente, è Segretario Nazionale di un’organizzazione sindacale fra le più rappresentative dei Dirigenti penitenziari e pertanto, almeno in via teorica e tendenziale, doveva essere particolarmente sensibile nel recepire le istanze provenienti dai lavoratori che, in quanto Dirigente dello Stato, amministra e di una delle Organizzazioni Sindacali che li rappresenta e che all’interno della Casa Circondariale vanta di gran lunga il maggior numero di iscritti ed il più nutrito consenso, come dimostra pure il primato ottenuto nelle recenti elezioni delle RSU. I nostri sforzi, ora come in precedenza – concludono i sindacalisti – saranno dunque tutti finalizzati alla ricerca di un dialogo che partendo dalle nostre legittime rivendicazioni possa produrre soluzione eque, condivise e produttive”.

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